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 TRENTO

La famiglia Rosi 





A sinistra Mauro Lunelli (Cantine Ferrari) con l'enologo Ruben Larentis; sopra la famiglia Zanotelli (con azienda agricola in valle di Cembra); a destra Nicola Balter, titolare della cantina a Rovereto




Un viaggio nel vino in 42 ritratti

LA CULTURA DELLA VITE- TRENTO. 

Che ci si dia del matto, se proprio: ma quando un'idea ti frulla per il capo e torna insistente e si affaccia alla mente, è quella che devi accettare. E' quella che devi esprimere ed è quel che andiamo a fare. Ieri, nelle sale di Palazzo Festi, Teatro Sociale, è stato presentato un libro ottimista. Un libro ben scritto e ben fotografato che raccontando e mostrando i vignaioli del Trentino ( il titolo è proprio questo: "I vignaioli del Trentino", l'ha scritto Nereo Pederzolli, le fotografie sono di Romano Magrone, la casa editrice è Artimedia che ha immaginato e poi impaginato un volume di squisita fattura) ha entusiasmato chi - è il caso del sottoscritto - con il vino ha scarsa ed episodica frequentazione. Eppure, ci creda il lettore - che egli sia astemio o che invece, per la legittima gioia dei vignaioli qui raccontati e mostrati per bene, consumi quel che è giusto nell'alzare calici e bicchieri - questo atlante di 42 famiglie / aziende trentine (più le prime che le seconde, a giudicare dai sorrisi e dalla grinta mostrata) è un balsamico viaggio. Che ci dice del Trentino più e meglio di taluni saggi sociologici o di disparate (talora disperate) dissertazioni. Perché? Perché questo è un libro di terra e di suolo, di cose concrete, di uva pigiata, di foglie rimirate in controluce a scoprire il segreto di certe venature, di grappoli incantevoli ed incantati, di botti e cantine, di attese e segrete speranze, di solenni delusioni. E' un libro di vendemmia, gesto antico che nessuna postmodernità potrà mai nemmeno sognarsi di imitare. E' un libro che racconta per parole un'arte antica, che dà frutti importanti ed in questo Nereo Pederzolli è compilatore attento di un vero e proprio atlante. Non sappiamo com'è: ma riuscire a raccontare 42 famiglie / aziende di vignaioli (con vini annessi...) senza annoiare e trovando sempre il giusto volo d'ala per descrivere l'ineffabile piacere di un buon vino (lo si lasci dire a chi frequenta chinotti e crodini...), è cosa che merita un bravo. Il giornalista Rai che è ormai anche nume tutelare dell'enologia e della gastronomia, e non solo nel suo Trentino, ama le cose di cui si occupa. Poi, le foto. Romano Magrone è un signor ritrattista. Riesce (ed è cosa tutt'altro che scontata) nell'impresa: far parlare le foto. Se questo libro è ottimista, con la sua sfilata di vignaioli e vignaiole e persino vignaioli in erba (per non parlare di certi volti d'anziani, di certi baffi, di certe giacche di velluto, di capelli bianchi, di una certa nobiltà che è di casa nelle cantine, lo si sa, ma che qui lo fa senza che il bicchiere tracimi, senza che la misura sia mai colma: ci siamo capiti...) lo si deve certo ai protagonisti, ma un poco, e non è poco, vivaddio, è merito suo. Merito del fotografo che ha convinto queste 42 famiglie /aziende a stare al gioco, a sorridere, a regalarci di loro una immagine dinamica, serena (e mica è detto che sia la cosa più facile di questo mondo). Il tutto, nella luce. Sissignori, questo atlante di aziende e persone, questo viaggio tra i vignaioli è, anche, il viaggio nel Trentino della vite e del vino che persino chi frequenta le birrerie o i distributori automatici di bevande gassate deve - sì: deve - riconoscere come casa sua, territorio imprescindibile, approdo necessario. La luce di ottimismo che questo libro sa restituire è la luce delle campagne trentine. Guardatele attentamente queste immagini: anche nelle cantine, là dove le bottiglie attendono rovesciate, c'è una luce particolare. Abbiamo una certezza: che i vignaioli qui ritratti - sì, questo è un libro di ritratti, scritti e figurati - siano, chi più chi meno, tutti innamorati del loro lavoro. Allora, se lo scopo del libro era quello di essere un catalogo, l'ennesimo, ha fallito certamente con chi scrive. Che arriverà fino all'ultima riga di questo articolo senza nominare uno che è uno dei protagonisti di questo volume. Sarebbe ingeneroso: o tutti o nessuno. Nel dubbio, nessuno. Se invece Pederzolli e Magrone e Artimedia volevano suggerire l'idea di accostarci al fascinoso mondo dei vignaioli di casa nostra quasi accompagnandoci dentro le cantine, in punta di piedi, beh, ci sono riusciti. Eccome. Grazie vignaioli trentini. Nella concretezza dei vostri tesori barricati o imbottigliati, ci par di riconoscere i tratti di una adesione non banale e non globalizzata alle cose della vita. E della vite.

 

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