Un viaggio nel vino in 42 ritratti
LA CULTURA DELLA VITE- TRENTO.
Che ci si dia del
matto, se proprio: ma quando
un'idea ti frulla per il capo e
torna insistente e si affaccia
alla mente, è quella che devi
accettare. E' quella che devi
esprimere ed è quel che andiamo a fare. Ieri, nelle sale di Palazzo Festi, Teatro Sociale, è stato presentato un libro ottimista. Un
libro ben scritto e ben fotografato che raccontando e mostrando i vignaioli del Trentino
( il titolo è proprio questo:
"I vignaioli del Trentino",
l'ha scritto Nereo Pederzolli,
le fotografie sono di Romano
Magrone, la casa editrice è
Artimedia che ha immaginato e poi impaginato un volume di squisita fattura) ha entusiasmato chi - è il caso del
sottoscritto - con il vino ha
scarsa ed episodica frequentazione. Eppure, ci creda il lettore -
che egli sia astemio o che invece, per la legittima gioia
dei vignaioli qui raccontati e
mostrati per bene, consumi
quel che è giusto nell'alzare
calici e bicchieri - questo
atlante di 42 famiglie / aziende trentine (più le prime che
le seconde, a giudicare dai
sorrisi e dalla grinta mostrata) è un balsamico viaggio.
Che ci dice del Trentino più e
meglio di taluni saggi sociologici o di disparate (talora disperate) dissertazioni. Perché? Perché questo è un libro
di terra e di suolo, di cose concrete, di uva pigiata, di foglie
rimirate in controluce a scoprire il segreto di certe venature, di grappoli incantevoli
ed incantati, di botti e cantine, di attese e segrete speranze, di solenni delusioni. E' un
libro di vendemmia, gesto antico che nessuna postmodernità potrà mai nemmeno sognarsi di imitare.
E' un libro che racconta
per parole un'arte antica, che
dà frutti importanti ed in questo Nereo Pederzolli è compilatore attento di un vero e
proprio atlante. Non sappiamo com'è: ma riuscire a raccontare 42 famiglie / aziende
di vignaioli (con vini annessi...) senza annoiare e trovando sempre il giusto volo d'ala
per descrivere l'ineffabile piacere di un buon vino (lo si lasci dire a chi frequenta chinotti e crodini...), è cosa che
merita un bravo.
Il giornalista Rai che è ormai anche nume tutelare dell'enologia e della gastronomia, e non solo nel suo Trentino, ama le cose di cui si occupa. Poi, le foto. Romano Magrone è un signor ritrattista.
Riesce (ed è cosa tutt'altro
che scontata) nell'impresa:
far parlare le foto. Se questo
libro è ottimista, con la sua
sfilata di vignaioli e vignaiole
e persino vignaioli in erba
(per non parlare di certi volti
d'anziani, di certi baffi, di certe giacche di velluto, di capelli bianchi, di una certa nobiltà che è di casa nelle cantine, lo si sa, ma che qui lo fa
senza che il bicchiere tracimi, senza che la misura sia
mai colma: ci siamo capiti...)
lo si deve certo ai protagonisti, ma un poco, e non è poco,
vivaddio, è merito suo. Merito del fotografo che ha convinto queste 42 famiglie /aziende
a stare al gioco, a sorridere, a
regalarci di loro una immagine dinamica, serena (e mica è
detto che sia la cosa più facile
di questo mondo). Il tutto, nella luce. Sissignori, questo atlante di aziende e
persone, questo viaggio tra i
vignaioli è, anche, il viaggio
nel Trentino della vite e del
vino che persino chi frequenta le birrerie o i distributori
automatici di bevande gassate deve - sì: deve - riconoscere
come casa sua, territorio imprescindibile, approdo necessario. La luce di ottimismo
che questo libro sa restituire
è la luce delle campagne trentine. Guardatele attentamente queste immagini: anche
nelle cantine, là dove le bottiglie attendono rovesciate, c'è
una luce particolare.
Abbiamo una certezza: che
i vignaioli qui ritratti - sì, questo è un libro di ritratti, scritti e figurati - siano, chi più
chi meno, tutti innamorati
del loro lavoro. Allora, se lo
scopo del libro era quello di
essere un catalogo, l'ennesimo, ha fallito certamente con
chi scrive. Che arriverà fino
all'ultima riga di questo articolo senza nominare uno che
è uno dei protagonisti di questo volume. Sarebbe ingeneroso: o tutti o nessuno. Nel dubbio, nessuno.
Se invece Pederzolli e Magrone e Artimedia volevano
suggerire l'idea di accostarci
al fascinoso mondo dei vignaioli di casa nostra quasi
accompagnandoci dentro le
cantine, in punta di piedi,
beh, ci sono riusciti. Eccome. Grazie vignaioli trentini.
Nella concretezza dei vostri
tesori barricati o imbottigliati, ci par di riconoscere i tratti di una adesione non banale
e non globalizzata alle cose
della vita. E della vite.