in Anno
Domini 1803
Dopo
i francesi il terremoto
Quando, il 5
settembre del 1796, entrarono in Trento i soldati francesi in
armi, cominciava per la città un tempo di guerra,
che sarebbe durato circa un ventennio, segnato non solo dalla paura e dalle sofferenze ma anche da una totale
rivoluzione nella vita quotidiana. In quel 1796 i buoni Trentini
avvezzi ad un vivere quieto, e uniforme - scriveva Gianangelo Ducati - si scossero a vedersi
all'improvviso giungere addosso una tanta mole di cose insolite. Da quel
momento infatti la posizione strategica della città, posta sull'asse diretta fra Italia e
Austria, si trasformava. in occasione per continui passaggi di truppe,che comportavano per il popolo una
convivenza difficile fra perrquisizioni e disordini, portando
l'economia al quasi totale collasso. Durante le campagne militari la popolazione da un giorno
all'altro poteva raddoppiarsi: quindicimila francesi presenti contava il 31 gennaio 1797 il conte Andrea Salvetti contro 7/8.000 cittadini.Il
piccolo abitato della città soffriva ogni volta per l'inverosimile numero di soldati, carri e cavalli collocati sotto i portici di piazza e nei cortili, nei chiostri dei conventi di San Marco, San Francesco e dei padri Filippini; piene
erano le case e perfino i cimiteri delle parrocchie,
disfatti e destinati dal Capitolo ad uso pubblico già nel maggio del 1796. Addossata alle mura di piazza Fiera c'era una vera e propria montagna di fieno per i cavalli, mentre otto forni mi- litari cuocevano in
continuazione il pane nel palazzo Galasso. Per le vie i soldati
buttati per terra impedivano di camminare diritti e si
accendevano fuochi per rarefare l'aria resa insalubre;
impossibile descrivere l'immondizia che si ritrovava ovunque,
specialmente all'ospedale, dove si potevano contare sei o
sette morti al giorno; molte donne abortivano per paura della guerra, altre incrementavano il lavoro nei postriboli dei
vicoli fra Contrada Lunga e l'Adige, dividendo la situazione propizia con osti e bettolieri. Con malcelato moralismo alla fine di questo tormentato
periodo, nel marzo del 1814, il conte Girolamo Graziadei
annota va la soppressione del cosid detto Casino delle Donne pubbliche, fonte di grave
scandalo per i benpensanti. Le "signorine" tuttavia continuarono privatamente ad esercitare la professione.
Accanto alle rovine procurate dagli uomini, i trentini
dovevano pure piegarsi ai capricci della natura, spesso
devastanti per l'economia agricola il 22 ottobre 1796
Affusti di cannone utilizzati in quel periodo
alle
cinque di mattina la città veniva svegliata da un terremoto,
mentre nell'agosto del 1802 l'aria era infuocata e una densa
caligine cagionata dalla siccità e dal calore del sole, non solo metteva in
pericolo frutta e verdura, prosciugando rogge e canali fermava pure
segherie, officine metallurgiche e soprattutto i
mulini, facendo salire il prezzo di pane e farina. Pur in tutta la confusione, i trentini trovavano modo di meravigliarsi nell' osservare per la
prima volta popolazioni lontane di cui si raccontava solo nei ritrovi notturni: per esempio i cosacchi, autentici selvaggi che per i cronachisti trentini condivano il cibo con le lucertole, mangiavano
carne cruda e anche i bambini. Oppure i soldati spagnoli, splendidi nelle loro divise, ma pieni di superstizioni nelle pratiche religiose e imbattili
campioni nel gioco della palla esibito in Piazza Fiera contro le squadre locali.
Ex
Voto con la battaglia di Segonzano 1796
continua>>>
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