TRENTO - AFFRESCHI -PALAZZO DEL MONTE    right

a Trento

  

AFFRESCHI

 

Il mito del più popolare tra gli eroi greci, Ercole, è il tema principale che trova posto nelle due facciate d'angolo prospicienti sul crocevia del Cantone nel Palazzo Del Monte ( in realtà tale, solo a partire dal 1618 ) che ora, come opportunamente stato chiamato, sappiamo essere appartenuto nei primi decenni del XVI secolo alla ricca e nobile famiglia De Meli, il cui stemma è ben visibile sotto il poggio di via S.Marco. Ancora in bae alla lettura dei simboli araldici ( un terreno troppo spesso - a torto - negletto dagli storici dell'arte , l'Adamoli ha potuto suggerire una datazione impegnativa per la decorazione del palazzo, tra gli anni 1514-1516, stanti appunto altre due significative << spie >> dipinte << parlanti >> rispettivamente dal Cles sul lato con direttrice verso il castello del Principe Vescovo recentemente eletto ( 1514 ), nonchè di Massimiliano I sul lato che s'affaccia sulla << contrada delle osterie tedesche >> e sulla strada che porta a nord verso la capitale, in onore dell'arrivo dell'imperatore di cui si ricorda il passaggio a Trento nel marzo del 1516( l'ante quem più vincolante è però il 1519, data della morte dell'imperatore ). Nella lettura delle fatiche di Ercole

 

conviene procedere da sinistra verso destra, ossia dalla via del Suffragio verso via S.Marco, partendo dal secondo piano per poi scendere al primo, anche se come si vedrà, risulterà che all'epoca non s'è tenuto conto esattamente della successione cronica degli exploits erculei, parzialmente rispettati solo all'inizio della storia. Nell'ordine sopraindicato e secondo l'interpretazione che a mio avviso si deve dare ai singoli riquadri affrescati ( che diverge in alcuni punti rispetto a quanto altri studiosi avevano finora proposto) si incontrano i seguenti episodi: Uccisione del leone di Nemca - Uccisione dell'Idra di Lerna - Cattura del cinghiale di Erimato - Cattura della cerva Cernitica - Uccisione a colpi di frecce degli uccelli carnivori della palude di Stinfalo - Conquista della cintura di Ippolita, regina della Amazzoni - Uccisione dei Centauri - Ercole e Anteo - Uccisione di Gerione, mostro tricorpore - Ercole doma le cavalle carnivore di Diomede - Uccisione del serpente che custodisce l'albero dei pomi d'oro delle Esperidi - Cattura di cerbero, cane a tre teste che custodisce il regno dei morti.

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A decidere nei casi dubbi, laddove lo stato di conservazione, più che mediocre, della superficie dipinta, potrebbe lasciare adito ad incertezze, soccorrono le iscrizioni ( esse pure frammentarie, ma sufficientemente eloquenti al nostro scopo )scritte in Litteram Capitalis entro cartigli; affiancati ad essi appaiono, immersi nella lettura meditabondi sullo sfondo di studioli carichi di libri, vari personaggi maschili seduti, che all'abbigliamento esibito dichiarano la loro appartenenza a varie epoche, dalla greco - romanica alla medioevale - monastica, di cui riesce difficile circostanziare la presenza, nel contesto di un programma iconografico sviluppantesi attorno al personaggio di Ercole. Ne i temi finiscono quì. Dal finto architrave modanato, imponenti busti maschili impongono prepotentemente la loro presenza, mentre, in una sorta di Horror Vacui, i più diversi motivi tratti dal comune repertorio simbolico caro al Rinascimento, riempiono con fine eleganza, fregi e cornici; da notare nel rettangolo al sommo della parasta destra in via del Suffragio, il motivo di due punti ( il segno dei Gemini ) reggenti un libro corale sormontato da un Astrolabio, sui due fogli, un motivo musicale a quattro voci, concluso dalle parole << sic cantando futura meditamur >>, e, in posizione speculare in via S.Marco, un mirabile gruppo composito con figure allegoriche ( maschere punte da serpi, sileni e pavoni sormontati da una figura femminile reggente due sfere ), infine la descrizione

sarebbe incompleta se non ricordassimo che << la marcia imperiale >> ch'era dipinta sulla gronda venne abbattuta al rinnovarsi del tetto. Tornando al tema principale espresso nelle due facciate, ci si sarà accortiche mentre mancano due delle dodici fatiche ( Pulizia delle stalle di Augia e cattura del toro di Creta ) compaiono al loro posto altrettanti parenga, ossia episodi secondari relativi a prodezze per cos' dire supplementari compiute da Ercole; uno che vede l'eroe greco difendersi dall'assalto dei centauri, attratti dall'odore del vino d'una botte scelta, aperta in suo onore dal centauro Pholos, il quale pure perde la vita per un equivoco. L'altro vede la lotta con Anteo, figlio della terra, cui la madre infonde continuamente forza, tanto che per ucciderlo Ercole deve ricorrere all'espediente d'impedirgli di toccare in alcun modo il suolo.

 

 

 

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