Rocca
col castello
Oggi ho fatto il test da sforzo e tutto è risultato a posto,
posso ritornare a fare qualche camminata in montagna e per
sperimentare la mia resistenza andrò su al castello di Arco, posto
su una rocca, raggiungibile a piedi con un bel dispendio di energia.
La
mattinata e fresca e in una ventina di minuti sono già arrivato in
centro, mi guardo in giro è partendo dalla bellissima fontana nei
pressi del casinò,percorrendo via Roma vado a fotografare la Chiesa
Evangelica, posta a metà via prima di arrivare alla Stazione dei
pulman. In questa Chiesa si celebrano le funzioni in lingua
tedesca.
Il
a ritroso mi porta ad attraversare il parco di Arco, ricchissimo di
piante esotiche. Mi colpisce una statua di bronzo davanti alla Banca
di Ischia Renato ( EQUILIBRIO ), posta lì nel 1985, con davanti una
pianta mai vista, una Dasylirion Australiana. Questa pianta è
composta da un ceppo centrale di una ventina di cm. di diametro da
cui partono dei lunghi e robusti filamenti con le punte che sembrano
bruciate ad una ad una con un accendino. Lì vicino c'è il
monumento ai caduti di Arco, poco visibile perchè nascosto da un
parco giochi per bambini. Più avanti sopra ad una roccia, c'è il
monumento a Segantini, il figlio più illustre di Arco, pittore
conosciutissimo in Italia e in America, morto giovanissimo a 41
anni. Più avanti c'è un gigantesco Cedro dell'Imalaia ( Deodata )
con al suo fianco una fotografia presa ai primi del 900. Questa
pianta è una delle più vecchie piantate in questo parco, nel 1870
circa. Le sue pigne hanno una forma ovale e a maturità liberano le
squame ed i semi e sull'albero rimane l'asse centrale appuntito, un
bastoncino legnoso. Uscendo dal parco, dopo piazza Marchetti si
arriva nei pressi della strada che inerpicandosi ti porta al
castello.
Inizio
la scalata lentamente, un cartello indica che la distanza è
percorribile in una ventina di minuti. Man mano che si va in alto mi
fermo ad osservare Arco dall'alto per avere un'idea della sua
estensione e bellezza.
Alla
fine arrivo alla porta del Castello, la attraverso, percorro una
trentina di metri su un'erta ripidissima e sono sul piano erboso
sotto il Rudere, la vista verso Riva del Garda è bellissima, si
domina tutta la valle da questo punto, fin dove l'occhio riesce a
spaziare. Fotografie di rito, per documentare il più a fondo
possibile l'evento. Si compra il biglietto, di 2,5 Euro e si entra
nelle mura del castello. Sempre salendo si visita una prigione
scavata nella roccia e una stanza che è affrescata e si intravedono
delle figure che necessitano di un restauro. Ogni tanto vengono
presentate delle stampe antiche che rappresentavano la rocca e il
castello nell'antichità. Pare che gia esistesse nell'anno 1000. Reperti
archeologici, trovati in tempi diversi sulla rupe, attestano
presenze più antiche rispetto all'epoca medioevale. Il nome stesso
di Arco deriva da " arx ", che significa fortezza. E'
certo comunque che intorno all'anno Mille il Castello esisteva già.
Esso era stato costruito dai " nobili liberi " della
comunità con finalità sopratutto difensive. Nel 1196 Federico d'
Arco dichiarò pubblicamente che il Castello era bene allodiale
degli abitanti della Pieve di Arco. Poi la nobile famiglia ne
diventò unica proprietaria. Vari assalti si portarono al Castello
da parte dei signori di Seiano, dei Lodron e delle truppe della
Serenissima. Il borgo venne preso, ma il Castello in ogni occasione
resistette. Venne così la fine del XV secolo; nel 1495 Albrecht
Durer dipinse il Castello d Arco. Osservando questo acquerello si è
consapevoli che il Castello era in effetti un piccolo villaggio
fortificato. Nel luglio del 1579 l'Arciduca del Tirolo Ferdinando II
fece occupare dai suoi emissari il Castello di Arco e quello di
Penede, a Nago. Nel 1614, dopo la stipula delle " Capitolate
" , i conti tornarono ad Arco. L'inizio del Settecento segna il
totale declino del Castello.
Nell'ambitodella
guerra di successione al trono di Spagna, l'armata francese guidata
dal generale Vendome, penetrò nel Basso Sarca, strinse
d'assedio Arco, conquistò la città, bombardò il Castello la cui
guarnigione si arrese; era l'agosto del 1703. Il Castello in breve
cadde in rovina. I conti d'Arco si erano divisi in vari rami;
vivevano in Arco, a Mantova e in Baviera. Il Castello, diroccato,
era proprietà in parti eguali dei due rami; quello di Monaco e
quello di Mantova. Nel 1927 la contessa Giovanna d'Arco, marchesa di
Bagno, acquistò il Castello diventandone l'unica proprietaria. Nel
1982 l'atto finale: il comune di Arco decise l'acquisizione del
Castello e di altri beni della fondazione d'Arco in Mantova.
Nel
1986 il Servizio Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento
ha avviato radicali lavori di restauro, sotto la dirazione dell'
arch. Flavio Pontalti. Sono state consolidate le torri( Torre
Grande, Torre Renghera e Torre verso Laghel ) e le mura di cinta; si
è ridata la primitiva dignità alla lizza. Sono stati messi in luce
l'antica strada, alcuni perimetri di edifici, due grandi cisterne,
la " stanza del sartor " e la magnifica sala degli
affreschi. I dipinti raffigurano scene di gioco, con dame e
cavalieri. L'itinerario entro le mura del castello mostra aspetti
storici, artistici ed architettonici di grande pregio, calati entro
spazi verdi in cui la flora mediterranea si sviluppa spontaneamente.
La rupe inoltre è un magnifico punto panoramico da cui è possibile
ammirare tutta la conca del Basso Sarca.
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