TRANSETTO
MERIDIONALE
NEL
TRANSETTO MERIDIONALE si apre la plastica volumetria della piccola abside
già dedicata a s. Stefano, il cui martirio per lapidazione è raffigurato nei
due pannelli scolpiti, ai lati della finestra. L’altare custodisce le reliquie
dei protomartiri trentini, il diacono Sisinio, il lettore Martirio e l’ostiano
Alessandro, tre asceti di origine cappadoce o greca, che operarono come
missionari in Val di Non, dove furono trucidati e combusti il 29 maggio 397. I
loro resti riposano fin dall’antichità nella cattedrale di Trento. Le due
urne in bronzo che ora li
contengono
sono di M. Demetz (1966) e di L. Carnessali (1978). I muri del transetto
conservano ancora buona parte della vecchia decorazione in affresco. La Madonna
con santi, il Crocifisso ed altri santi, dipinti sulla parete sovrastante, sono
di scuola lombarda, forse bergamasca, della fine del Trecento. Il san Cristoforo
dipinto sulla parete meridionale presenta caratteri romanici e appartiene
probabilmente al secolo XIII. Sotto di esso si trova il monumento sepolcrale del
generale trentino Ludovico Lodron, che nel 1571 partecipò alla battaglia di
Lepanto. Omettendo altri monumenti minori, si segnala ancora la pietra
sepolcrale del condottiero delle truppe venete Roberto Sanseverino, sconfitto e
caduto nella battaglia di Calliano del IO agosto 1487. Oltre l’angolo l’arca
sontuosa destinata alla sepoltura del vescovo Udalrico Lichtenstein
(1493-1505)
in cui si assommano elementi gotici e rinascimentali (la tavola con
Crocifissione che la sovrastava è ora conservata al Museo Diocesano). Nel primo
tratto della navata adiacente al transetto una portina romanica (p) praticata
nel fianco meridionale immette nella scala che porta alle gallerie; la sua
lunetta è decorata col rilievo d’un ariete balzante.
IL
TRANSETTO SETTENTRIONALE
E'
usato come battistero e presenta al centro il fonte battesimale, di Francesco
Oradini (m. 1754). Molto
significativa è la decorazione in affresco. Sulla
parete settentrlonale, sotto il rosone della fortuna, una fascia affrescata
narra in otto episodi ininterrotti la leggenda fatale di s. Giuliano, dal
vaticinio, alla partenza da casa, alle nozze, al tragico errore della uccisione
dei genitori. Il nome dell’autore è segnato sul muro della città turrita che
sta quasi al centro: Mons de Bononia, un
pittore non ancora del tutto identificato, ma collocabile nella scia di Vitale
da Bologna verso il 1365. Sotto la leggenda di s. Giuliano vari affreschi
frammentari, di artisti diversi di quel secolo, rappresentano: la decollazione
del Battista (attribuita a Tommaso da
Modena),
una Madonna col Bambino, una Trinità nella forma del thronus
gratiae, lo sposalizio di s. Caterina, l’apparizione
del Risono alla Maddalena, la Natività di Cristo e la morte della Vergine
(queste due ultime sono di impronta giottesca). L’arca in pietra, sospesa in
alto su due mensole, conteneva fino al 1977 i resti del principe vescovo
Bartolomeo Querini (1304-1307). Sul fianco sinistro è collocata la cosidetta «Madonna
degli annegati» (già all’esterno, nella nicchia
presso la Porta del vescovo).
L’ABSIDINA
Notevolmente
più grande della sua consorella nel transetto meridionale,
presenta una finestra spostata sulla sinistra, per andare incontro alla luce
nell’ambiente esterno che era più libero da quella pane. Decentrato verso
destra è inserito un pannello basso e lungo, con la scena del martirio dell’apostolo
s. Giovanni, condannato al supplizio della caldaia d’olio bollente
(del Maestro della ruota della fortuna ~). L’affresco
con la crocifissione,
la Madonna, s. Giovanni e una figura incoronata (s. Elena o la Chiesa) risale
stilisticamente al Duecento. Le due sante più a destra appartengono a un
affresco più tardivo, databile verso la metà del Trecento.
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