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" Bartolomeo Bezzi "

3 maggio 2003 alle ore 18.00 l’Amministrazione Comunale di Trento con l’alto patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Presidenza della Regione Trentino-Alto Adige e del Consiglio Provinciale della Provincia Autonoma di Trento, inaugura a Palazzo Geremia la mostra Il fascino della natura in Bartolomeo Bezzi curata da Alberto Pattini e dedicata al pittore trentino in occasione dell’80° anniversario della sua morte. Geniale paesaggista e valente interprete delle emozioni della natura, l’artista si avvicina alla corrente del paesaggismo veneto di Secondo Ottocento e al simbolismo naturalistico europeo nell’ultimo periodo della sua vita. Con i quadri in mostra provenienti da collezioni private italiane, musei e gallerie pubbliche - Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, Civico Museo Revoltella di Trieste - da enti pubblici e privati - Provincia Autonoma di Trento, Cassa Rurale di Rovereto, Cassa Rurale di Trento, Banca di Trento e Bolzano, Gruppo ITAS Assicurazioni, Banca d'Italia, Collezione d'arte UniCredito Italiano, Mediocredito Trentino-Alto Adige spa, Autostrada del Brennero A 22, Tecnofin, GlaxoSmithKline spa - si vuole ripercorrere il cammino artistico di Bartolomeo Bezzi (1851 - 1923) attraverso i lavori compiuti dalla metà degli anni Ottanta del XIX secolo al primo decennio del Novecento. Nelle tele esposte – quarantacinque – si potrà ammirare la sapienza con cui Bezzi descrive l’agonia del giorno dopo il tramonto del sole, quel caratteristico bagliore di luce che avvolge per alcuni istanti la natura prima di lasciarla coprire dalle tenebre. Alla fine degli anni Ottanta si avvicina ad un’elaborazione lirica e crepuscolare del tema della natura, che caratterizzerà la sua produzione fino al primo decennio del Novecento. La luce è uno degli elementi fondamentali dei suoi lavori. E’ un irraggiamento ottenuto con brevi pennellate, tocchi soffici di colore depositato delicatamente sulla tela. Un colore specchio fedele della natura e diario intimo che segnala una nostalgia struggente per un’infanzia interrotta. Nei suoi quadri lo spazio raggiunge orizzonti indefiniti e misteriosi, visibili solo con la meditazione dello spirito, sprigionando la poesia dell’infinito. Bezzi insegue con pazienza il malinconico alternarsi delle stagioni e sceglie quelle del trapasso, primavera e autunno, ma in particolare predilige l’autunno, come immagine speculare del suo stato d’animo.

Bartolomeo Teofilo Ismaele Bezzi nasce il 6 febbraio 1851 a Fucine d’Ossana ( Val di Sole ) "alle 10 antimeridiane", come si legge nell’atto di nascita del pittore, "con levatrice Cattarina Bontempelli, quinto bambino maschio dell’anno a Fucine, figlio di Luigia del fu S.v. Dr. Bartolommeo Taraboi e di Bezzi Domenico fu Franco’’, geometra e notaio nonché grande appassionato d’arte. Gli inizi della sua carriera artistica furono difficili. A soli undici anni rimane orfano di padre e lascia Fucine per diventare un venditore ambulante. Forse è proprio il continuo spostarsi da un posto all’altro, frequentando luoghi ricchi di suggestione, che contribuisce a formare in lui lo spirito del paesaggista. Nel 1871, inoltre conosce e inizia a frequentare Filippo Carcano, fondatore del Verismo lombardo ed è a questo punto che in lui prevale una forte vocazione artistica. Grazie ai risparmi del lavoro di ambulante, agli aiuti dello zio don Ambrogio e del cugino Ergisto, si iscrive alla Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Qui è allievo di Giuseppe Bertini "ma risente molto di quell’aria di antiaccademismo che aveva segnato il cammino artistico non solo di Carcano ma anche di Cremona, Ranzoni e Gignous". 

 


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