museo Caproni di Trento,enio

 

 

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Un giovane che voleva ad ogni costo volare... fece nascere l'industria aeronautica  

   


Trento 25 aprile 2003

 

Ma torniamo indietro. Fra coloro che entusiasti avevano seguito i sensazionali risultati dei fratelli Wright nel 1903, fra coloro che con tutta l'anima si dedicherà ai nuovi studi del volo, convinto che con questa via si dovesse giungere a immensi, sicuri risultati, era un giovane poco più che ventenne, laureando in ingegneria a Monaco di Baviera, che stava frequentando un corso di perfezionamento in Francia, a Liegi. Wright dall'America l'anno dopo la sua impresa, era venuto proprio in Francia, a Liegi a fare una dimostrazione. Il giovane ingegnere non mancò all'appuntamento del destino. Proprio qui a Liegi, dopo l'impresa di Wright, a quel giovane scoccò la scintilla di una travolgente passione. Era GIANNI CAPRONI. Nato il 3 luglio 1886 a Massone d'Arco nel Trentino. A pochi chilometri dal Lago di Garda, in mezzo a una valle incastonata fra pareti di ripide montagne. Oltre lo studio, il giovane aveva anche il resto: la genialità e la tenacia ostinata di un alpigiano trentino. In Francia aveva duqnue visto volare, e tornato a casa, ormai aveva un solo pensiero: voleva volare anche lui, e su una "macchina volante" costruita da lui. Caproni il neo ingegnere, in

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Gianni Caproni a sinistra su un Caproni CA.32

 

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Francia aveva capito subito una cosa: che dalla pratica empirica dei primi costruttori, per raggiungere veri risultati occorreva applicare una scienza sicura nelle sue forme e nelle sue leggi; e su questa via aveva inflessibilmente deciso di avviarsi. Era o non era un ingegnere?  Scarso di mezzi, ma ricco di fede, Gianni Caproni, finiti gli studi, dopo aver fatto rientro a Massone ideò e disegnò il suo biplano; condusse a termine la costruzione in una piccola casalinga officina aiutato da amici. Lavorò alacremente, ma al dunque si accorse che nascevano grossi problemi: non esistevano le condizioni ambientali, cioè terreni adatti alla manovra dell'apparecchio che nel 1908 era ormai pronto a volare. Insomma era nato nel posto sbagliato, quindi bisognava rimediare se voleva cambiare il suo destino. Decise dunque di trasferirsi in un luogo adatto. In Lombardia, nella brughiera di Gallarate. Qui c'era una cascina abbandonata del demanio, con dei terreni incolti, pianeggianti, senza abitati intorno, un ambiente infido ad ogni attività agricola ma ideale per i suoi progetti.  Era la CASCINA MALPENSA. Dove oggi sorge il tanto discusso megagalattico aeroporto

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Trimorore Caproni


 

Si trattava infatti di un enorme biplano ad ali uguali, la cui originale architettura contemplava due fusoliere e una carlinga centrale nella quale, dietro ai due piloti, erano alloggiati tre motori rotativi Gnôme, uno dei quali, da 100 cavalli, azionava un'elica spingente in presa diretta e gli altri due, da 80 cavalli ciascuno, accoppiati da un differenziale, azionavano eliche laterali mediante barre di rinvio.

Caproni 02

Un progetto ambizioso ed estremamente costoso che nessuna delle piccole società precedenti avrebbe mai potuto finanziare. Ma come spesso accade alle innovazioni più spinte, l'interesse per questa macchina tanto inusitata, con un simile agglomerato di unità motrici e una somma di cavalli-vapore tanto elevata, fu lento a manifestarsi. Si ebbe però la fortuna di trovare un tenace sostenitore in Giulio Douhet, che dalla sede di comando del Battaglione Aviatori auspicava insistentemente, e infine ottenne, il finanziamento per la realizzazione del prototipo, malgrado le resistenze di potenti frange conservatrici più i inclini a caldeggiare la costruzione di dirigibili.

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II Caproni 450 cavalli subì anche una trasformazione civile per trasportare sei passeggeri. Alcuni esemplari così adattati furono impiegati per il trasporto del corriere ufficiale fra Padova e Vienna. Ricevettero poi, con carattere retroattivo, la designazione Ca.56a. Con maggiori dimensioni e potenza fu poi realizzata la serie Ca.5.

Caproni 03

 

 

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