Madonna della Corona   2  Ottobreo 2005

 

 

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Oggi andiamo ad incontrare mamma Gina, che arriva da Chieti come ogni anno, alla Madonna della Corona di Spiazzi. E’ il santuario più ardito d’Italia. Sorge in località Spiazzi (VR). E’ incastonato nel duro macigno lungo una impressionante parete rocciosa ed è fondato su un balcone naturale sovrastante la Val D’Adige. Fu

 

 

nominato della "corona" grazie al nome anticamente assegnato al posto in cui sorge“ La "Corona", chiaro riferimento alla corona di monti che lo circonda. Si parte da Trento alle 9, il tempo non promette niente di buono, è nuvoloso e comincia a piovere. Questa è la seconda giornata del mese ed è anche la seconda giornata di pioggia. Le persone vengono in pellegrinaggio in questa chiesa attaccata sulla roccia in ogni periodo dell'anno e sempre più numerosi. Incontriamo la mamma e gli altri pellegrini appena usciti dalla chiesa, davanti alla scalinata che porta alla sala in cui sono conservati gli ex voto di persone che hanno ricevuto grazie provenienti da tutt'Italia. La leggenda racconta che....In una notte del giugno 1522 una luce misteriosa illuminò le selve, che coprivano le balze orientali del monte Baldo, in quella insenatura rocciosa, che scende a picco sin

 

 

 

quasi all’Adige e guarda i monti sorgenti sull’altra riva del fiume. Così intensa e viva era quella luce che i terrazzani dei dintorni ne furono colpiti ed accorsero sui cigli della roccia per vederne la causa. Ma da lassù nulla si poteva scorgere, eccetto la meravigliosa luce. Allora i più animosi per mezzo di funi si fecero calare giù al centro di quegli splendori, sopra un brevissimo spiazzo a mezza roccia, scorsero la statua pietosa di Maria col Figlio morto sulle ginocchia. La notizia si diffuse subito in tutti i dintorni e fu un accorrere di quella brava gente a venerare la statua miracolosa. Ma il luogo ove essa si trovava era troppo inaccessibile, ed allora si pensò di portarla su alla contrada Spiazzi, composta di poche case al sommo delle rocce. Superando grandi difficoltà, si riuscì nell’impresa. L’immagine preziosa e venerata fu tratta a forza di argani al sommo del monte. Venne improvvisata una processione, cui presero parte moltissimi accorsi dai paesi intorno, e la statua in mezzo ai canti di letizia e agli osanna, fu collocata sopra un altare in una cappellina di legno, che era stata in fretta costruita.

 

 

La chiesa della Madonna della Corona

 

Ma il giorno seguente, quando i devoti accorsero per venerarla di nuovo, la statua non c’era più! Fu un dolore indicibile. Supponendo un furto, si cercò nelle case, negli antri delle rocce, nelle fratte dei boschi. Inutilmente. Finalmente alcuni pensarono di guardare sullo spiazzo roccioso, donde era stata tolta. Ella era infatti là. Ed allora quegli uomini semplici rinnovarono la fatica del giorno prima e scesero di nuovo a prendersi il prezioso tesoro per riportarlo nel luogo ove gli avevano eretto un altare per prestargli il culto. Ma non era quello il posto scelto da Maria.

 

 

 

Gina "Incontro e bacio con Donatella, io fotografo..."

 

 

L’Addolorata voleva l’austera crudezza della roccia ferrigna e nuda che scende a picco, senza sorrisi e senza dolcezze, sotto uno stretto lembo di cielo limitato per ogni lato dalle rocce. E per la seconda volta Ella sparì dalla Cappellina di legno, e per la seconda volta fu ritrovata sul breve spiazzo roccioso.

 

Ristorante "Enio, Donatella, mamma Gina "

 

Allora si venne nella decisione di costruire lì una chiesuola. Vi era sempre però la grande difficoltà per i devoti di andarvi. Unico mezzo rimase per circa venti anni, calarsi giù dalle rocce con le funi dell’argano, mezzo impossibile per molti e pericoloso per tutti. Si pensò allora ad una strada. Ma come farla sulla nuda roccia? Questa era affatto impraticabile. Meno difficile era scendere dal dosso, che si protende al lato meridionale del luogo ove era la statua e diviso da esso da un vallone pietroso, che dal sommo del monte lo solca a picco fin giù al piano dell’Adige. In questo dosso le rocce sono interrotte da tratti boscosi curvantisi qua e là al dorso di mulo ed offerenti appigli al viandante....Di lì scesero i più animosi finché poterono scorgere la statua di fronte a loro sulla parete rocciosa a picco. Ma passare di lì non v’era nemmeno di tentarlo, perché impossibile

 

 

inerpicarsi al di là di esso sulla roccia nuda. Perciò i più animosi si scoraggiarono e solo nella preghiera a Maria, che scoprisse il modo di arrivare a Lei, posero la propria fiducia. E Maria li aiutò. Narrano gli storici sopraccitati che nella notte dal duro macigno sorse un grande albero, che si piegava sopra la voragine fin all’opposta roccia, ed allargava così i rami poderosi da potersi sopra di essi gettare comodamente un ponte. Quell’albero, che sosteneva un ponte, fu notato anche da un naturalista del secolo XVI, Giovanni Pona.....A tale albero le popolazioni ascrivevano virtù miracolose chiamando "l’albero della Madonna"; perciò i numerosi pellegrini andavano a gara per asportarne pezzettini da conservare come reliquie nelle case e usarne per gli ammalati spediti dai medici. Ed a forza di tagliare pezzettini, si capisce cosa avvenne: un secolo dopo l’albero non v’era più. Solo se ne conservò una piccola reliquia, che ancora si può vedere nel tesoro del Santuario; al luogo poi del ponte di legno se ne costruisse uno di pietra"...... Risaliamo verso l'Hotel che li ha ospitati la notte per pranzare tutti insieme. La sala da pranzo è quella dell'anno scorso, alcuni dei pellegrini mi riconoscono e si felicitano con me è Donatella avendo saputo del nostro matrimonio. Dopo pranzo, verso le 15, visto anche il tempo inclemente, salutiamo tutti e ci riavviamo verso Trento dove arriviamo verso le 17 e trenta.

 

 

Pellegrino "Alcuni dei partecipanti alla gita"

 

 

 

Gina " Mamma, stanca del lungo viaggio, ma soddisfatta di avercela fatta anche quest'anno, come usa dire scaramanticamente lei "

 

 

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