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ASIAGO - L'altopiano dei sette comuni

L'altopiano detto anche 'dei Sette Comuni', secondo l'antica denominazione storica. L'altopiano di Asiago rappresenta un vasto settore delle Prealpi Venete, di forma, grossomodo, quadrangolare. Confina a nord con la provincia di Trento, ed è quì racchiuso dalla valle di Sella e dalla Valsugana. Ad ovest è abbracciato dalla valle del Centa e dal fiume Astico; ad est dal canale del Brenta, mentre a sud degrada verso la pianura vicentina. Oggi abbiamo deciso di andare a fare una visita al territorio e partiti da Trento verso le 9 ci siamo incamminati verso Asiago attraversando la Valsugana fino a Primolano e poi pian piano risaliamo verso l'alto fermandoci a Enego. A mezzogiorno ci fermiamo in una delle innumerevoli zone pic-nic e ci fermiamo per consumare la nostra colazione al sacco. Riprendiamo il nostro cammino, panoramico, che ci permette di vedere dall'alto le meraviglie della natura che andiamo via via attraversando. Arriviamo a Foza poi a Gallio e infine siamo nei pressi della città di Asiago. La città è situata al centro della conca dell'Altopiano a cui da il nome, fu definita ' La più piccola ma luminosa città d'Italia ' dal grande poeta e scrittore Gabriele D'Annunzio. Da vedere ci sono tantissime cose ma noi per questione di tempo dobbiamo restringere la nostra visita a due o tre cose al massimo.

 

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Parcheggiamo la macchina nei pressi del Palazzo Municipale, la cui torre domina la centralissima Piazza Il Risorgimento e ci avviamo verso la fontana del Fauno opera del vicentino Zanetti,   e venne da lui realizzata tra il 1921 ed il '22 in splendido marmo rosso (la base ottagonale) di Asiago. Le quattro sculture zoomorfe poste ai lati fanno da cornice al fauno posto in posizione centrale che raffigura la divinità protettrice delle greggi e dei campi con orecchie appuntite, corna e piedi caprini che cavalca un capriolo.( le quattro sculture sono in bronzo rappresentanti quattro animali dei boschi: il gallo cedrone, la volpe, l'aquila e lo scoiattolo ). Naturalmente ci sono le fotografie di rito alla fontana e a tutto l'ambiente circostante. Ci dirigiamo subito dopo a far visita al Duomo che è dedicato a San Matteo Apostolo, la cui primaria costruzione risale al 1593. Si trova in Piazza Carli, proprio alle spalle del municipio. Custodisce opere e dipinti di Francesco da Ponte il giovane. Fu oggetto di numerose

 

 

 

 

distruzioni e ricostruzioni nel corso dei secoli. L'ultima distruzione del Duomo risale al 1916; la guerra distrusse l'opera dell'architetto Luigi De Boni, costruita tra il 1842 e il 1870 e che venne consacrata dal vescovo di Padova Giuseppe Callegari il 12 settembre del 1888. Fu ricostruito nell'immediato dopoguerra, aperto al culto nel 1922 e inaugurato nel 1926. All'esterno si presenta con uno stile neoclassico a colonnato corinzio, ha struttura a crociera con tre navate ed una cupola centrale. La facciata e le scalinata, opera dell'architetto Vincenzo Bonato, sono realizzate in marmo rosso di Asiago, tagliato e lavorato con lesene, capitelli, cornicione e timpano superiore. La statua centrale che rappresenta il patrono, San Matteo ed un ragazzo in ginocchio, è opera dell'asiaghese Pallante Pesavento; sopra le due porte laterali figurano le statue della Beata Giovanna Maria Bonomo e di Sant'Antonio da Padova. Sul lato nord , il campanile monumentale con finestroni, è realizzato tutto in pietra da taglio lavorata con torre campanaria al cui interno si trovano 6 campane di bronzo fuse nel 1921; la campana maggiore è denominata ' Matio '. Anche il campanile fu distrutto durante la Grande Guerra ma poi venne ricostruito. Quì la guerra è stata

 

 

 

 

 

 

 

combattuta e nelle colline dei dintorni c'è il Sacrario Militare del Leiten. Si percorre un lungo vialone in salita e ci si trova all'ingresso del monumento. Fu progettato dall'architetto Orfeo Rosato, realizzato in marmo bianco del luogo con l'opera degli scultori Montini e Zanetti, venne inaugurato il 17 luglio 1938. Presenta una base quadrata di 80 metri di lato, con sovrastante terrazza a cui si accede mediante due scalinate frontali e sul cui parapetto sono apposte frecce che indicano le cime e le località che furono teatro delle più sanguinose battaglie. Un'altra scala permette di raggiungere la parte superiore, un grandioso arco di trionfo quadrifronte con al centro un'ara votiva. Nella parte inferiore, all'interno, meglio definibile 



 

 

come ' cripta ', è percorsa da corridoi perimetrali e assiali con altare. Lungo le pareti sono collocati i resti dei Caduti in guerra. I corridoi convergono tutti in una cappella ottagonale. Nel Sacrario sono custodite le salme di 33086 caduti italiani ( di cui 12795 noti e sistemati in loculi individuali e 20291 ignoti, raccolti in tombe collettive ); sono stati anche raccolti e tumulati 18505 caduti austro ungarici ( dei quali 12335 ignoti ) provenienti anch'essi da cimiteri di guerra altopianesi. Il sacrario è naturalmente visitabile tutti i giorni e io lo consiglio vivamente perchè questo è un posto che sta a testimoniare la stupidità umana e l'inutilità delle guerre.

 

 

 

 

 

 

 

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