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Trentino
ARCHEOLOGIA IN VALLE DI NON
Come arrivarci
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Con l'automobile: Da Trento centro
si procede lungo la via Brennero,
attraversando
Lavis
fino ad arrivare a
S. Michele
all'Adige, si volta a sinistra,
scavalcando l'Adige, per
Mezzolombardo
e
Mezzocorona
fino ad arrivare a Taio. Poco
distante ci sono da visitare
l'Eremo di S. Romedio,
il
Museo Retico
e la
Basilica dei Santi Martiti
anauniensi.
Comunque per avere un'idea della
distanza da percorrere si può
consultare la cartina quì a fianco.
La gita si fa in una giornata,
scegliendo naturalmente una bella
giornata. Vale la pena di farla,
foss'anche per vedere,
attraversandoli, intere distese di
campi coltivati a mele di ogni forma
e qualità e fermarsi lungo la strada
a comperarne delle cassette dagli
innumerevolo venditori che è dato di
incontrare lungo il nostro viaggio.
Archeologia in Valle di Non
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Nel corso degli anni,
grazie all'intensificarsi degli scavi e delle ricerche, la
Valle di Non ha assunto un ruolo di primo piano nel panorama
archeologico trentino e di tutto l'arco alpino. Qui infatti
sono stati condotti alcuni degli scavi più ampi e fruttuosi
che hanno interessato la regione e da qui provengono
materiali e dati scientifici di primaria importanza per chi
si interessa di preistoria alpina. Le prime testimonianze
della frequentazione umana della valle si collocano tra la
fase finale del Paleolitico (circa 10000 anni a.C.) e l'età
mesolitica (9500 - 5500 anni a.C.). A questo periodo si
riferiscono piccoli strumenti in selce che rappresentano
quanto rimane di frecce e strumenti per la lavorazione di
pelli di animali prodotti da cacciatori e raccoglitori (di
notevole interesse sono le recenti ricerche nella torbiera
presso la località Regole di Castelfondo). AI pieno
Neolitico (V millennio a.C.)
risalgono asce in pietra levigata provenienti da Dambel,
Cles e Cloz, mentre all'apparizione della metallurgia del
rame (III millennio a.C.) si devono importanti
trasformazioni sotto il profilo sociale e culturale che
contribuiscono a migliorare lo standard di vita di queste
comunità (un reperto particolarmente significativo di questo
periodo è la statua stele in marmo rinvenuta a Revò). L'età
del Bronzo (2.200 - 900 anni a.C.), che vede il
perfezionarsi delle tecniche di sussistenza e dei sistemi di
sfruttamento delle risorse naturali, fra cui i giacimenti di
rame in alta quota in Valle di Non, ha il suo naturale
sviluppo nella Cultura di Luco-Meluno (1200 - 600 anni a.C.)
che interessò il Trentino Alto Adige, il Tirolo orientale,
l'Engadina e il Vorarlberg. Durante la seconda età del Ferro
a partire dal VI sec. a.C. si riconosce una nuova cultura
che prende il nome di Fritzens-Sanzeno (dalla località
ananune e da un'altra posta nella valle dell'lnn) la cui
area di diffusione coincide con quella attribuita dagli
antichi scrittori greci e latini ai Reti, una popolazione di
allevatori e agricoltori, ma anche abili artigiani:
ceramisti, tessitori, fabbri e bronzisti, come testimoniano
i reperti venuti alla luce. Tali attività sicuramente
incrementarono relazioni con territori assai lontani,
italici e transalpini. Si ritiene che per i Reti il processo
di romanizzazione sia avvenuto pacificamente. Decisiva a
questo proposito fu l'acculturazione portata dai negozianti
latini che, lungo consolidate direttrici - quella dell'Adige
e, ancor più, dal Garda - trasferirono nella Valle di Non
merci ed attrezzi, ma anche idee e tecnologie avanzate tali
da modificare usanze e modi di vita. Come riferisce la
Tavola Clesiana, la tavola bronzea - ritrovata nel 1869 a
Cles - sulla quale fu inciso l'editto con cui l'imperatore
Claudio nel 46 d.C. conferiva la cittadinanza romana agli
Anauni, già nei primi decenni del I secolo d.C. la
popolazione locale risulta integrata nel mondo romano tanto
che i suoi esponenti si comportano, pur non avendone il
diritto, da cittadini romani militando addirittura nella
guardia personale dell'imperatore. Della divulgazione del
cristianesimo e delle
Panorama aereo di Sanzeno |
difficoltà che qui esso incontrò,ci
parlano invece le fonti dell'epoca
con la narrazione de
martirio dei santi anauniesi. La
Valle di Non alla fine del IV secolo
fu infatti testimone di importanti
eventi storici che suscitarono una
vastissima eco nel mondo cristiano
del tempo. Nell'ambito dell'intensa
e difficile opera di
evangelizzazione Vigilio, terzo
vescovo di Trento, aveva qui inviato
tre asceti provenienti dalla
Cappadocia, Sisinio, Martirio e
Alessandro a lui indirizzati da S.
Ambrogio, vescovo metropolita di
Milano. I tre missionari, il 29
maggio del 397, nel corso di antiche
cerimonie idolatriche che qui ancora
venivano celebrate, furono uccisi e
messi al rogo, vittime della
reazione pagana. |
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Sanzeno antica
Sanzeno
e il suo
territorio rivestono una notevole importanza per la
ricchezza storica che li contraddistingue con il noto
sito archeologico retico e romano,
la
Basilica dei SS. Martiri
e il
Santuario
di
S.
Romedio.
A questi si aggiungono il recente Museo Retico e Casa de
Gentili, il cui restauro sarà ultimato a breve. Luoghi
di storia e di cultura, ma anche di grande fascino che
offrono molteplici spunti per una visita
alla
scoperta di questo inestimabile patrimonio. Assieme ad
altri siti quali quelli dei Campi
Neri di
Cles e Mechel, Sanzeno è simbolo dell'ingente patrimonio
storico-archeologico dell'altopiano anaune meta di veri
e propri "pellegrinaggi" da parte di studiosi alla
ricerca di una chiave di interpretazione della realtà e
dell'identità delle antiche popolazioni che abitarono
l'affascinante, e per molti versi misterioso, mondo
delle Alpi. E' del 1846 il primo rinvenimento
archeologico documentato: una
statuetta in bronzo raffigurante un dio guerriero,
datata al V sec. a.C. che porta incisa sulla
base una
iscrizione votiva in alfabeto retico. Sanzeno antica
è
documentata
per un
arco
di tempo
di oltre 1.500 anni:
la Sanzeno "retica",
nota in particolare dagli scavi della allora
Soprintendenza alle Antichità delle Venezie
condotti
nel
1927 e
tra il 1950 e il 1955, la
Sanzeno romana
di cui
solo da poco si comincia a conoscere la realtà,
ma
vivace e prosperosa come stanno ad indicare le numerose
iscrizioni dell'epoca
qui rinvenute,
la
Sanzeno legata al
nascente
cristianesimo trentina
come
denunciano anche
i pochi ma
importanti reperti
assegnabili a
questo
periodo
e la Sanzeno dell'altomedioevale Santuario di S. Romedio.
Tazza in ceramica
decorata, da Sanzeno, metà 111-11 sec. a.C.
Sanzeno retica
e romana
Sulla
piattaforma
morenica di
Sanzeno,
morfologicamente asciutta
e
soleggiata,
fortuiti
rinvenimenti e metodologiche ricerche hanno appurato
come
qui, sul finire
del VI secolo a.C., si impiantò un abitato protostorico
riferibile alla cultura Fritzens-Sanzeno o retica. Esso
si articolava
in gruppi di
basse
case rettangolari, seminterrate, costruite con pietrame
messo
in opera
a
secco e
tronchi, coperte da tetti di paglia o
assicelle
di legno
(scandole)
sorretti
da pali
verticali alloggiati
in appositi
incavi predisposti nei muri. L'accesso a queste
abitazioni, generalmente separate le une dalle altre da
stretti viottoli, aweniva tramite brevi
corridoi,
talvolta con dei gradini. Gli spazi interni, di
dimensioni e funzioni diverse, erano interamente
sfruttati dal nucleo familiare che, accanto alle
masserizie, vi ricoverava le riserve alimentari e gli
attrezzi
da lavoro. L'economia si basava sull'allevamento del
bestiame e sull'agricoltura. Il fuoco
determinò ripetute distruzioni;
in alcuni casi
gli
edifici
furono ricostruiti, in altri abbandonati
e
demoliti.
Gli oggetti d'uso quotidiano rinvenuti nelle case sono
numerosissimi e vari. Fra i recipienti ceramici,
fabbricati sul posto, si segnalano le tazze trovate per
la prima volta qui e tipiche della regione
centro
alpina negli
ultimi secoli
prima di
Cristo alle quali, per questo motivo, è stato dato il
nome di tazze "tipo
Sanzeno".
Bronzetto di guerriero o
Marte con iscrizione retica alla base, da Sanzeno,
V sec. a.C.
Coppia di fibule
in bronzo, da Sanzeno, Il sec. a.C. |
Rilievo mitriaco in marmo,
da Sanzeno-Valle di S.Romedio, III sec.
d.C. |
La presenza di strumenti per la
lavorazione dei metalli (incudini, martelli, pinze e
punzoni), di forme fusorie e di scorre di lavorazione
provano l'attiva opera di fabbri e bronzisti. In ferro
essi producono asce, coltelli, zappe, forconi, spiedi,
palette, catene e alari per focolare, chiavi, maniglie,
martelli e scalpelli, spesso marchiati da sigle
alfabetiformi di fabbrica o di proprietà. Numerose e
raffinate sono anche le realizzazioni in bronzo, tra cui
secchi, situle decorate, monili e figurette votive
inscritte. A Sanzeno, come in tutta la valle, il
passaggio all'età romana si manifesta in maniera
particolarmente evidente. Nel territorio, accanto ai
tradizionali lavori (agricoltura, allevamento,
artigianato), compaiono altre occupazioni: certa è
quella dei fornaciai impegnati nella produzione di
tegole, coppi, mattoni e pesi per telaio. Anche nella
religione si registra la rapida assimilazione dei culti
italici con contaminazione delle antiche divinità locali
con quelle che avevano analoghe "attribuzioni": Giove,
Concordia, Ercole, Mercurio, Minerva. Più tardi si
aggiunsero divinità orientali (Iside, Mitra) il cui
culto fu portato a Sanzeno probabilmente dai reduci del
servizio militare esercitato ai confini dell'impero
lungo il Danubio.
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