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  IL CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO E L'IRREDENTISMO

 

Nel Trentino ad un certo momento, nacque il Nazionalismo con tutte le sue conseguenze positive e negative. Gli Asburgo allora reagirono accanitamente e così se nel Settecento l'Austria aveva lasciato al Principato di Trento una parvenza di autogoverno, nell'Ottocento gli tolse ogni minimo residuo di libertà, rivelando così la sua natura dispotica e accentratrice; il Trentino, unito alla contea del Tirolo divenne una nuova provincia dell'Impero e della grande confederazione germanica. Poi per scuotere il secolare giogo straniero in Italia iniziò la grande epoca del Risorgimento, durante il quale la coscienza italica, destatasi finalmente da un sonno profondo, scrisse una lunga pagina di eroismo e di sacrifici. L'Irredentismo Trentino in prima fila in questa lotta, pagò un grande contributo di sangue e sofferenze al nobile ideale di una grande famiglia italiana ora unita e concorde. Durante questo triste periodo prolungatosi per i trentini di quasi un secolo, il "superbo Castello che signoreggiava un giorno sulle case sottoposte, favoloso edifizio di un tempo favoloso" come annotava Heine, fu adibito anche a prigione per quanti incappavano nelle maglie della polizia segreta o venivano catturati in azioni di guerriglia. Fecero la conoscenza della rocca clesiana, nella sua nuova e "triste mansione di carcere" gli insorti trentini del 1848 e ventuno volontari dei "corpi franchi" lombardi. Questi ultimi si 

 

erano spinti , alcuni dal Tonale, in val di Non, fino a Cles, altri dalla valle del Chiese, fino a Tione, per costruire in questi due centri altrettanti governi provvisori. Sorpresi a Vezzano, a Castel Toblino dai "cacciatori austriaci", molto più pratici della zona, i ventuno volontari vennero fucilati nella fossa della Cervara, al Castello del Buonconsiglio, nonostante l'intercessione del Vescovo e dei più influenti cittadini di Trento. Due are di pietra rossa, accanto alla nude rupe, ricordano in quella fossa i primi martiri del Magno Palazzo. Ma la loro memoria vive anche nella toponomastica cittadina con il breve tratto di strada fra via Bernardo Clesio e lo sbocco in Piazza Venezia. E nel Museo Storico, al Castello del Buonconsiglio, sono conservati gelosamente parecchi cimeli di quella sfortunata spedizione, opuscoli, immagini dei vari comandanti la legione lombarda, carte topografiche, bottoni, una graziosa miniatura di Madonna baciata dai ventuno, prima di morire, c'è in oltre la fotografia di uno di questi giovani sventurati, un certo Luigi Blondel, nipote del grande Manzoni, la tromba sequestratagli nella cattura, e un anellino d'oro lasciato da questi, in segno di gratitudine, a una delle caritatevoli dame trentine che avevano fatto di tutto per salvarlo. La Gazzetta di Milano del 2 giugno 1848 ricorderà la "pietà dei buoni trentini" i quali "commossi per il caso miserando ottennero la tumulazione delle salme dei fucilati in terra sacra". Passerà più di mezzo secolo e l'ampio piazzale scavato nella roccia tra la rupe della Cervara e le muraglie del Castello, tramutato da Bernardo Clesio in un parco per cervi e daini, sarà teatro di altre feroci repressioni. Nel 1915 allo scoppio delle ostilità tra l'Italia e l'Austria - Ungheria, molti trentini, fuggirono al di là del confine, per arruolarsi nelle file dell'esercito italiano. Tra questi ardimentosi, Damiano Chiesa, Fabio Filzi e Cesare Battisti, catturati, processati per alto tradimento e condannati a morte, affrontarono serenamente e con dignitosa fermezza il plotonne di 

 

"La fossa della Cervara dove fu impiccato Battisti"
 

esecuzione e il capestro del boia. Le celle delle prigioni dove questi eroi trascorsero le ultime ore della loro vita, occupano l'interno della "Loggia del giardino", l'ampio spazio ai piedi del Magno palazzo, ingentilito ai tempi del suo massimo splendore, da piante rare e da una nella fontana monumentale alle cui acque si rinfrescavano, cigni, pavoni ad altri animali esotici. Ma tutta la complessa mole del Castello del Buonconsiglio, dai severi locali del Castelvecchio ai più raffinati ambienti del Magno Palazzo è permeata della memoria di questi figli generosi della terra trentina. Nel cortile Dei Leoni è appesa una fotografia che ritrae Cesare Battisti mentre esce dalla "stua della famea", ove il tribunale militare austriaco lo aveva condannato alla pena capitale. Il portamento fiero e solenne di quest'ultimo grande eroe del Risorgimento italiano, diretto al patibolo, ho ispirato Gabriele D'Annunzio sublimi parole: "Non v'è potenza più nobile di quella testa levata sul collo rigido e di quello sguardo fisso nello splendore del sacrificio, mentre all'intorno rimpiccioliscono i più goffi aspetti dell'abiezione umana". Certamente questo nobile comportamento davanti ai persecutori, non di vinto, ma di vincitore, veniva a Cesare Battisti dai misteriosi recessi del suo carattere della sua anima, non era dettato da influenze esterne e in quei momenti l'avranno confortato la visione del Magno Palazzo al quale lo straniero oppressore non 

 

La cella dove furono rinchiusi gli Irredentisti prima di essere giustiziati

 

aveva potuto cancellare del tutto i segni dell'antico splendore, vanto dell'antica stirpe italica per il quale il martire s'avviava al supplizio del capestro. Oggi il Castello del Buonconsiglio non è più vivo teatro della Storia e non avverte più l'avvicinarsi degli eventi e delle passioni; sembra quasi rassegnarsi, nella sua nuova condizione di Museo, al calpestio dei turisti che vengono a visitarlo da ogni dove. Tutti gli avvenimenti  di cui fu 
 

"Giardino del Castello"


spettatore e testimone, aspre lotte feudali, ricevimenti suntuosi, fasti, memorabili eroiche professioni di fede, olocausti della vita in nome della Patria, possono sembrare superati e quasi fuori dal tempo in questa nostra epoca, così disincantata e schiava di ideali; ma non riusciamo a sottrarci all'emozione profonda che sempre emana da queste mura.

 


"Il monumento a Cesare Battisti sul Doss Trento"


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