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UN PO DI STORIA  DEL TRENTINO


LE ORIGINI DELLA CITTA' DI TRENTO E LA SUA PREISTORIA

 

Non c'è dubbio che le origini di Trento si perdono nel buio dei tempi preistorici, allorchè i primi abitanti, vivevano la vita della gente neolitica. Quando dal sud arrivarono, presso il Doss Trento, i nostri proavi, non si fermarono al piano, ma si acquartierarono sui fianchi e salirono sulla spianata di questo colle pietroso, che pare fosse preparato apposta da madre natura per servire da rifugio e da riparo alle nuove genti. Il cucuzzolo alberato del Doss Trento è da ritenersi pertanto la culla della città futura e, se avessimo qualche dubbio a proposito, esso svanirebbe davanti al chiaro linguaggio dei reperti archeologici trovati lassù: asce di roccia, frecce di selce e sopratutto due tombe di rozzi lastroni contenenti resti umani, che un attento esame antropologico dimostra essere appartenuti ad una razza pre - ariana neolitica, vissuta 3000 anni avanti Cristo. Furono dunque i neolitici appartenenti alla stirpe ligure mediterranea ad iniziare la serie delle lente e pacifiche ondate migratorie ( Etruschi, Veneti, Galli Cenomani, ecc. ) apportatrici in questa zona di forme di civiltà sempre più evolute, le quali trovarono il loro culmine in quella romana, quando popoli e razze diverse, tutte venute tra queste montagne, si fonderanno in un'unica unità politica. Le poche casupole costruite all'inizio a ridosso della Verruca sono cresciute di numero già nella età neolitica e sopratutto in quella del bronzo, sia per il sopraggiungere di nuovi ospiti che si aggiunsero ai primi abitanti ampliando

"DOSS TRENTO"

Il Doss Trento detto anche Verruca, lo sperone roccioso che oggi ospita il monumento di Cesare Battisti



l'antico insediamento allo sbocco naturale di valli che solcano una larga zona alpina, valle del Noce, dell'Avisio, del Fersina. La natura stessa dunque e l'uomo hanno contribuito a fare di questa città il capoluogo di tutta una vasta regione e di questo privilegio la città di Trento si mostrerà sempre altamente degna. Ad un certo punto i Galli vennero a contatto con l'espansione romana, ma tra i due popoli corsero sempre, tranne un periodo trascurabile, buoni rapporti di vicinato; i Galli Cenomani a differenza di razze affini quali i Bui e gli Insubri, non avevano alcuna velleità di espandersi con la forza e guardarono sempre a Roma con simpatia. Solamente la superiorità numerica dei Romani e la loro più raffinata civiltà fece si che la gallicità della nostra regione a poco a poco diminuisse fino a scomparire.
 

 

 


Statue stele proveniente da Arco ( alte cm 86 ) il loro  rinvenimento è tra l'autunno del 1989 e l'estate del 1990 ( durante gli scavi per la fondazione dell'ospedale di Arco ). Ben sei statue stele, vengono rinvenute e la loro scoperta segna una tappa fondamentale per la paleontologia trentina. Le statue stele sono il primo monumento di grande dimensioni della storia dell'umanità a rappresentare la persona umana (IV - III Millennio a.C.)

 

 

La penetrazione della civiltà latina fra queste popolazioni, iniziata prima dalla rivolta pangallica, del 225 a. C., non subì mai arresti, continuando lenta, indisturbata e in modo del tutto pacifica anche dopo la vittoriosa guerra contro Annibale e i Cartaginesi. Ad un dato momento Tridentum con la valle dell'Adige e le terre limitrofe divennero parte integrante dello stato romano quasi senza accorgersene, quando la romanizzazione non era ancora ultimata sotto l'aspetto linguistico, religioso e politico. Nessuna tradizione o documentazione scritta ci sa dire quando Tridentum viene incorporata nello stato romano, tuttavia alcuni elementi di importanza rilevanti ci aiutano a essere su questo argomento un pò meno perplessi. Fra tutti, la fortunata scoperta di una pietra commemorativa ora murata all'esterno della chiesa di S. Apollinare, nelle cui righe avvertiamo l'implicita proclamazione della già avvenuta romanizzazione della città. Eccone la traduzione: "L'imperatore Cesare Augusto, figlio del divo Giulio Cesare, nel XI consolato, con podestà tribunicia, ordina a Marco Aurelio, figlio di Sesto, suo legato, fece erigere". Questa epigrafe pur nella sua incompletezza, ci da la certezza che nel 23 a. C. Tridentum era già nell'ambito statale di Roma, poichè è illogico supporre che l'imperatore avesse potuto far eseguire lavori così importanti in una regione estranea al proprio dominio. E' l'opera che Marco Aurelio doveva compiere, cioè la costruzione in città e nei dintorni di valide difese contro l'incombente minaccia delle popolazioni retiche, era destinata ad essere ricordata nei secoli. I romani designavano col nome di Reti, tutte le popolazioni montanare dislocate su ambedue i versanti lungo la catena centrale delle Alpi, dal monte Adulo, il San Gottardo, fino oltre la valle dell'Adige. I Reti durante la repubblica e prima della conquista romana non formavano uno stato unitario, ma come dice Plinio, erano "in multes civitates" divisi e indipendenti gli uni dagli altri. Del resto questa sistemazione in piccoli centri  


 


"Sito Archeologico al Sass"

La maggiore attrattiva dell'area archeologica sotto il Teatro Sociale di Trento è il tratto di selciato in costoni di pietra rossa del decumanus minore, lunga trentasei e largo sei  metri ( sopra foto a destra )
 

appartati fra loro e distinti ognuno con un proprio nome, era favorita dalla stessa conformità del paese, frastagliato da monti e valli spesso di difficile comunicazione reciproca. Però certamente tutte queste popolazioni sparpagliate in tante valli alpine, dove ognuna di esse faceva vita a se, dovevano avere in comune qualcosa che le distingueva dai popoli confinanti. Probabilmente la lingua, se i romani le raggrupparono sotto l'unico nome di Reti. Il territorio comprendente la stirpe retica confinava a Occidente con la terra degli Elvezi, a Oriente con le regioni abitate dai Veneti e col Norico, a Settentrione con la Vandelicia e al Meridione con l'antica Gallia Cisalpina. Un'ipotesi sull'origine di questa popolazione fu fatta da Plinio stesso, che vede nei Reti i discendenti degli Etruschi, cacciati dalla Pianura Padana, sotto l'incalzare dei Galli e rifugiatisi fra i monti al seguito del loro condottiero di nome Reto. Un'altra ipotesi sostiene

 

      

"Io in Visita al sito archeologico nel 2001"


che gli Etruschi non provennero dal Sud, bensì dal Nord. Gli Etruschi infatti, e i Reti sarebbero popoli fratelli e i loro comuni progenitori risulterebbero i Rasenni. I  Rasenni discesi dalle brume nordiche verso le più miti terre meridionali, avrebbero occupate le regioni montuose a Settentrione dell'Italia. In seguito calarono dalle loro impervie vallate nella Padania, dove riuscirono a mettere piede stabilmente scacciando e sottomettendo i primi abitanti. Pertanto questi popoli progredirono rispetto ai loro fratelli rimasti sui monti. I più progrediti abitanti del piano furono chiamati Etruschi e i poveri montanari, loro antichi fratelli, Reti. Nome nel quale probabilmente v'è una traccia della denominazione primitiva dei Rasenni. Però questo ultimo discorso varrebbe solo per la parte meridionale della Rezia, dalla catena alpina alla pianura Lombardo - Veneto, perchè nella parte settentrionale, olòtre il valico del Brennero, le popolazioni retiche furono sottomesse dai Celti Centrali e questi ultimi, preponderanti di numero, fecero sparire l'elemento retico.

 


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