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19 - 8 - 2004 - Premio Alcide de Gasperi 

 

Cinquant´anni fa moriva a Sella Valsugana Alcide De Gasperi. Oggi lo statista trentino è stato commemorato con una ricca serie di iniziative alle quali erano presenti anche il presidente della Camera, Casini, Giulio Andreotti e l´ex cancelliere tedesco Helmut Kohl al quale è stato consegnato il premio internazionale Alcide De Gasperi, istituito dalla Provincia di Trento. Ieri sera al suo arrivo a Trento, Kohl ha definito il politico trentino «un autentico padre dell´Europa». Poi il prologo dei festeggiamenti, con una cena in piazza Duomo. Helmut Kohl è arrivato in piazza Duomo quando l´orologio della torre aveva già abbondantemente battuto le 10 di sera. Allo "Scrigno" lo attendevano già dalle 21, ma questa volta la puntualità non è stata proprio di stampo tedesco. Prima di lui era arrivato il senatore Giulio Andreotti e l´inossidabile Emilio Colombo, che avevano già preso posto a tavola, intrattenendosi in conversazione con un presidente Dellai nervosetto finché tutto non fosse andato per il meglio. «Danke, danke», ha detto Kohl al suo arrivo. «Wunderbar». E subito ha voluto spendere parole di elogio verso Alcide De Gasperi «padre dell´Europa, padre di tutti noi». «De Gasperi può essere considerato come il vero padre dell´Europa», ha detto l´ex cancelliere tedesco. «Insieme a Schuman e ad Adenauer ha posto le basi perché si realizzasse il sogno di un´Europa unita. Poi si è aggiunto anche De Gaulle e prima Churchill. Ma è De Gasperi il padre nobile dell´Europa, che può essere tranquillamente annoverato fra i fondatori di questo nuovo sistema di relazioni». Kohl si è detto anche molto soddisfatto del premio internazionale «Alcide De Gasperi» istituito dalla Provincia per i cinquant´anni della morte dello statista. «Per me è un grande onore ricevere questo premio. Sono proprio orgoglioso». 

 

Monumento a De Gasperi  recentemente  ristrutturato, Trento

La statura morale dello statista trentino impressiona in un'epoca in cui i politici sembrano di un'altra razza. Egli, che fu senz'altro un "politico di professione" avendo cominciato giovanissimo nel Trentino ancora asburgico e che anche nel duro "esilio interno" durante il fascismo non rinunciò mai a voler restare il più vicino possibile al cuore dell'attività politica (tanto da battagliare col regime perché gli concedesse di continuare a risiedere a Roma), colpiva per una tempra notevole, una indefettibile fedeltà al suo lavoro e ai suoi principi, uno stile di vita spartano che gli aveva reso sopportabili anche i quasi vent'anni trascorsi in una decorosa povertà. Piace ovviamente il ricordo di un'epoca "eroica" in una fase come quella odierna che all'eroismo ha poca inclinazione, così come colpiscono le grandi battaglie ideologiche dell'epoca, durissime, ma anche intessute del rispetto che si deve ad avversari riconosciuti come "storici". Ci attrae persino la dimensione di un leader che al culmine del suo potere non fu mai "indiscusso": basterebbe ricordare la vivace battaglia ideale dentro la Dc animata dalla "sinistra giovane" di Giuseppe Dossetti. Che De Gasperi gioisse di questa dialettica non si può proprio dire, ma certo l'accettò come naturale in una democrazia. Al di là della nostalgia dovrebbero però prevalere oggi le riflessioni più propriamente storiche. Queste ricordano che la gestione della ricostruzione politica fu coronata da grande successo per un complesso di fattori che meriterebbero davvero maggiore considerazione. Non è semplice questione di una formula, il "centrismo", che sarebbe una sorta di chiave magica per risolvere tutti i problemi. 
 

 

Deposizione delle corone di alloro, Trento

 

In realtà quella scelta rispondeva ad alcuni criteri politici, più interessanti della formula in sé: il tenere conto che nel mondo contemporaneo la collocazione internazionale di un paese pesa in modo notevole; la costruzione di un sistema "partecipativo" che unisse nella maggioranza di governo tanto vecchie quanto nuove componenti delle classi dirigenti; la gestione di un sistema parlamentare che desse forma a tutte le tensioni del paese, tanto quelle per la conservazione quanto quelle per l'innovazione, senza cedere alla tentazione di tagliare fuori alcune componenti. Si è discusso e si discuterà a lungo sulle radici della politica di De Gasperi. Alcune di lungo periodo, risalenti alla sua esperienza nell'Impero asburgico e alla riflessione sul disastro di un sistema che non sapeva contemperare e incanalare le spinte delle diverse componenti nazionali. Altre più immediate, risalenti alla riflessione sulle debolezze del sistema italiano fra avvento del fascismo e suo crollo così drammatico e rivelatore della povertà di una politica che aveva nascosto i problemi sotto le invenzioni retoriche. Altre infine legate alla capacità di riflettere sui grandi cambiamenti della propria epoca, dal crollo del sistema internazionale europeo nella Prima guerra mondiale alla trasformazione del mondo con gli accordi di Yalta. Di questa esperienza dovrebbero restare soprattutto due aspetti. L'importanza delle qualità personali nel leader politico, della sua tempra morale e intellettuale, se vuole essere all'altezza di sfide storiche, e la pari importanza dell'umiltà che deve avere nel considerare la gestione degli eventi politici come “complicata” e tale da far rifuggire dalle illusioni di risolvere tutto con qualche abile parola.

 

Riunione di personalità per la commemorazione, Trento

 

                      

                                         

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