TR
E N T O D I M A S C H E RE, SA T I R I E ALTRE
RAFFIGURAZIONI
FANTASTICHE E MERAVIGLIOSE
"The
movement was just as much a Counter
Renaissance
as a Counter Reformation... “.
Nel 1584 illetterato fiorentino Raffaello Borghini distingueva fra due tipi opposti di creazione artistica: quella
fondata sul patrimonio storico comune e quella, invece, che scaturisce solo dall'immaginazione di un singolo artista. Se da un lato egli non esita a giustificare la prima, che
ha sempre un fondamento nel 'reale', la seconda, legata alla fantasia, sconfina sempre per il letterato in un soggettivismo assolutamente arbitrario. All'unicità del
sapere come processo di costruzione ideologica si accompagnava dunque, in queste particolari teorizzazioni, l'univocità dei soggetti e dei principi che dovevano ispirare
l'arte.
Queste ideologie, insomma, condannavano la libertà della: fantasia e ribadivano l'importanza del principio di mimesi
(che è alla base dello spirito classicistico) e dell'edificazione devota e moralistica come priorità da inseguire in campo artistico. Nelle decorazioni architettoniche sono i
volti di cherubini e serafini che, su palazzi, loggette e chiavi di volta, appaiono un po' ovunque. Condannando ogni presenza fantastica come possibile tentazione, le teorie
sposate dalla Controriforma finirono progressivamente con l'irreggimentare la creatività degli artisti entro un sistema chiuso di ripetizioni, un'accademia. Le decorazioni
architettoniche, forse
proprio in quanto genere minore, sfuggirono solo in parte a tale uniformizzazione dei soggetti, a questa
omogeneizzazione dello stile. Il Cinquecento e il Seicento, d'altra parte, vedono anche letterati e architetti fornire argomenti a giustificazione della poetica del
meraviglioso, del mostruoso, del Sublime. Lo Zuccari (1607) e il Tesauro (1655), ad esempio, si schierarono apertamente a difesa della libertà di espressione artistica e di un
immaginario fantastico come fonte di 'argutezza' o acutezza intellettuale. Ma prima ancora, l'architetto Sebastiano Sedio stampava nel 1551 l'Extraordinario Libro,
una
curiosa appendice al suo monumentale trattato in sette
Libri
che canonizza la teoria moderna degli ordini architettonici. Teorico dell' architettura devoto a Vitruvio e
sostenitore delle più accreditate teorie degli ordini classici, il Serlio in quest'ultimo Libro (pubblicato a Lione sotto la responsabilità diretta dell' autore e
proprio quando il Concilio era riunito a Trento) oscilla continuamente, come sottolinea Mario Carpo, fra un'apologia della 'semplicità' e una giustificazione della 'bizzarria',
proponendo una serie di modelli 'bestiali' e 'capricciosi': cinquanta porte monumentali tutte più o meno irregolari, cosa davvero incompatibile con i principi classicistici
che egli propone e difende nei primi sette Libri. Benché oggetto di numerose controversie esegetiche, l'idea che questo testo potesse comunicare a più livelli e
contenere messaggi diversi (tra cui uno cifrato, segreto e sotterraneo) non è un fatto stravagante, ma un comune sotterfugio di molte correnti spirituali ed eretiche
della cultura cinquecentesca. La diffusione di opinioni non gradite alle autorità era evidentemente un affare non privo di rischi: a Roma nel 1600 Giordano Bruno fu
condannato come eretico impenitente e bruciato vivo. Anche nella fenomenologia artistica, lo svincolamento dalle
teorie ufficiali della Controriforma e dal principio
di imitazione del 'reale' (che presuppone necessariamente il riconoscimento di una realtà univoca) . può dunque rivelare un legame con ideologie e
movimenti sotterranei che non conobbero una grande sistematicità nella trattatistica ma che pure in Italia, come ha evidenziato Battisti, si manifestarono con sviluppi
particolarissimi.