GITA   A   SAN   ROMEDIO 

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in Trentino

GITA A SAN ROMEDIO 10 SETTEMBRE

   

Dapprima ci inoltriamo per una profonda gola che ci porterà a San Romedio. Si attraversa, già nel fondo vallivo, un mulino antico, ora trasformato in ristorante e poi quasi all'improvviso la valle si stringe, lasciando il posto a un ruscello e alla strada, e ai lati si alzano a picco le pareti rocciose, cosparse di innumerevoli fori di caverne e rughe, come la pelle di un anziano! La macchima viene lasciata presso un parcheggio, dal quale poi il pellegrino, perchè ora siamo diventati tutti pellegrini, raggiunge salendo attraverso il bosco il piazzale di questo santuario in strettissima posizione, in cima a uno sperone roccioso. Se in nostra compagnia si fossero trovati dei bambini, la loro primissima meta non sarebbero stati gli edifici sacri, ma si sarebbero precipoitati verso il muretto per ammirare gli orsi confinati nel loro recinto in basso dove vengono da anni tenuti, via via sostituiti in ricordo di quell'orso di San Romedio. La leggenda infatti racconta che il santo, volendosi recare a Trento presso il suo vescovo San Vigilio, venne aggredito da un orso che gli sbranò il cavallo. Il santo senza pensarci su due volte, ordinò all'orso di sostituirsi alla sua cavalcatura. Così pare che sia arrivato a Trento ed è così che è tutt'ora rappresentato in centinaia di raffigurazioni popolari. A volte, in antichi affreschi, è in compagnia di due compagni di nome : Davide a Abramo. Su questa leggenda si è discusso molto; San Romedio non compare in nessun martirologo o elenco di santi della chiesa ufficiale; ma a partire dal XII secolo circa si hanno i primi documenti della sua venerazione a Trento e secondo una tradizione popolare egli sarebbe stato il figlio di un alto ufficiale romano a Thaur, verso Insbruck. La cerchia delle leggende sorte intorno a questo santo risale, almeno per iscritto, a dopo il 1300.

 

 

Ma gia la vetustà delle chiese in cima alla roccia depone per un culto di molto anteriore. Sul piazzaletto antistante il complesso degli edifici, si entra nel cortile raccolto fra edifici con un loggiato rinascimentale e l'inevitabile edicola di ricordi e un piccolo bar ristorante, gradito specialmente nell'occasione dei matrimoni che quì volentieri si celebrano. Sotto un elegante arco inizia la scalinata, la cui ripidità sembra sottolineare la necessità di penitenza per i pellegrini che forse sono già stanchi da una lunga camminata. All'inizio della scala, due cappelle le stanno di fianco. Poi la scalinata entra in un loggiato e arriva alla prima cappella del S.S. Sacramento di aspetto gotico, costruito dai fratelli Cristoforo e Bernardo Thun. Lungo le pareti vi sono le nicchie della Via Crucis; fino a non molti anni fa, le pareti erano tappezzate di quadretti votivi e di grucce diventate non più necessarie, ma la congrega dei ladri e dei loro committenti, ha costretto i padri del convento ad allontanare tutto quanto potesse essere trasformato in moneta sonante. Arrivati in cima alla rocca si entra nella chiesa maggiore dove si trovano i resti più antichi del santuario. Le pitture che coprono le pareti sono sbiadite e di scarsa qualità. Ma l'attrattiva maggiore degli storici d'arte è costituita dal piccolo portale in marmo che immette negli ultimi tre vani dell'eremo. Si riconosce senza fatica che siamo di fronte a un assembramento di elementi architettonici di varia provenienze e epoche. Passamani, ritiene il complesso originario fra la metà dell'XI e l'inizio dell'XII secolo. Oggi si ammette, che l'architrave con le tre teste ( probabilmente i Martiri di Sanzeno ) nonchè le due colonne laterali con la raffigurazione di un presepe ( Maria col Bambino e asino e bue ) e l'aquila sulla colonna di fronte provengono dalla primitiva chiesa si Sanzeno, dove nella ricostruzione, nel secolo XII non trovarono più impiego. Della stessa epoca dovrebbe essere il graffito sbiadito di una testa di Madonna, visibile sotto una rete della parete di destra. Nell'angusto locale più in alto dedicato a San Nicola, l'altare è scavato dalla roccia viva; nell'ultimo vano, protetto da una grata, vi sono le reliquie di San Romedio e il suo casco in pelle. Questo minuto locale a tre navate permette appena la posizione eretta, sulle sue pareti si riconoscono affreschi dell'XI e XII secolo. Una specie di piccola caverna sotto una grata sul pavimento della chiesa principale, sarebbe stata la dimora dell'eremita. E' certamente difficile, di fronte a tradizioni createsi mano a mano nel popolo in almeno 800 anni, poter scindere verità storica da leggende o pii desideri. Ma non bisogna tralasciare il fatto che un posto simile, per il solo fatto di essere luogo di innumerevoli preghiere e pensieri devoti, riceva nel corso dei secoli una specie di consacrazione, la cui emanazione passa inavvertitamente ai visitatori.           

 

RIVISITAZIONE DEI LUOGHI 10 settembre 2004

 

 

 

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